Dalla Fisica alla Medicina Quantistica

Pochi termini hanno avuto un successo mediatico prorompente e
continuo come “quantistico”, “quantico” e derivati, utilizzati spesso senza capirne il significato, da parte di ignoranti (nel senso latino di non
conoscere), che ne cavalcano il fascino subliminale collegato a rivoluzionari concetti scientifici in grado di vestire
praticamente tutto, senza particolari attenzioni sartoriali.

Non voglio essere irriverente ma mi ricorda in qualche modo il
Latino ecclesiastico propinato alle masse: chi scrive il Latino
lo conosce, ma ammette umilmente la propria ignoranza su argomenti che vanno ben al di là delle normali conoscenze e competenze, avendo però avuto la fortuna di incontrare autentici raggi di luce nel buio, in grado quanto meno di lasciar intuire la profondità, pressoché infinita, del mondo “quantistico”: mi riferisco alla frequentazione e all’amicizia di personaggi come il Prof. Piergiorgio Spaggiari, riferimento indiscusso di
queste nuove scienze in ambito italiano ed internazionale, che
ha concesso ai nostri lettori l’intervista che pubblichiamo in questo numero della Rivista. Fai clic per accedere a QuanticMedicine-2.pdf

Max Planck


Il concetto di “quanto”, inteso come particella elementare costitutiva di materia ed energia, si deve a Max Planck e risale al 1927, quando il grande Fisico tedesco dimostrò che emissione o assorbimento di una radiazione da parte di un corpo, avvengono solo per quantità “discrete” di energia, cioè per “quanti”: intuizione, che si concretizzò nel dualismo ondacorpuscolo della materia, mettendo in crisi teorie classiche e
creando le premesse per studi di scienziati quali:

James Clerk Maxwell
Werner Karl Heisenberg
Fritz Popp
Herbert Fröhlich
Paul Nogier

Studiosi che, partendo dal connubio fra Fisica, Chimica, Biologia e Medicina, giunsero a dimostrare l’interconnessione fra uomo e intero universo in una sorta di “unicum”, dove le reciproche influenze non rappresentano l’eccezione ma la normalità. La luce, secondo la Fisica classica, ha natura ondulatoria, tale teoria non era però più in grado di interpretare i fenomeni luminosi nella loro complessità.

Albert Einstein

Albert Einstein battezzò in seguito i “quanti” di energia (o di luce) col nome di “fotoni”, di chiara derivazione greca, attribuendo alla luce anche una natura corpuscolare coesistente con quella ondulatoria, non potendo accettare integralmente la Meccanica quantistica perché questa può solo indicare solo “probabilità” di come singole particelle si comportino, mai certezze assolute. La Meccanica quantistica è dunque una sintesi dell’aspetto ondulatorio e corpuscolare delle particelle elementarie delle loro interazioni in termini probabilistici: “probabilità”, perché due variabili legate fra loro, come posizione dell’elettrone e sua quantità di moto, non possono essere definite simultaneamente con precisione assoluta (“Principio di indeterminazione di Heisenberg”).

Verso una nuova Medicina
Con il termine di “Medicina quantistica” si indica una nuova Scienza della Salute, in cui la Chimica sta sempre più cedendo il passo alla Fisica, non quella classica, ovviamente, ma alla Fisica “quantistica”,
che indaga il fenomeno vitale nel campo dell’infinitamente piccolo. La Vita è materia ed energia, reciprocamente legate e reciprocamente trasformabili: l’energia è anche vibrazione, frequenza, quindi un essere vivente possiede energia ed è caratterizzato dalla capacità di assorbire ed emettere “frequenze”. Il DNA delle nostre cellule è, da questo punto di vista, un ricevitore-trasmettitore, in grado di ricevere ed emettere segnali frequenziali; tutte le cellule dell’organismo sono così continua e istantanea comunicazione reciproca, scambiandosi messaggi elettromagnetici con effetti biologici che si vanno sempre più chiarendo, all’interno di un vero e proprio sistema di autoregolazione
continua per mantenere un equilibrio dinamico che va ben oltre la classica “omeostasi” chimica, adattandosi alle modificazioni interne
ed ambientali, in un nuovo scenario euristico di salute-malattia: la patologia assumendo atutti gli effetti il significato di “disturbo” nella rete elettromagnetica di autoregolazione.
La Medicina Quantica studia appunto l’aspetto energo-elettromagnetico della fisiologia, per intervenire a questo livello. Per certi aspetti ciò segna la fine del meccanicismo: sappiamo perfettamente che “emozioni” (gioia, amore, ansia, rabbia) hanno
importanti effetti su salute e benessere: nell’ottica della Medicina quantica tutto ciò si spiega con modificazioni delle frequenze che l’organismo emette, indagabili e “misurabili” a livello
frequenziale, con conseguenze pratiche prima inimmaginabili in ambito scientifico. La teoria quantistica è scienza di sistemi complessi,
fondata sulla Statistica. Applicata alle Scienze della vita, dovendo parametrarsi su reti molto complesse di cellule, tessuti, organi e
sistemi in continua interazione, la Medicina quantica
interpreta corpo, mente, emozioni, salute e malattia, come all’interno di una sola rete interconnessa, dalle infinite implicazioni pratiche.

Piergiorgio Spaggiari

Piergiorgio Spaggiari, dalla Fisica alla Medicina


Parlare del Prof. Piergiorgio Spaggiari richiederebbe
molto più spazio di quello che un articolo consente: laureatosi prima in Fisica e successivamente in Medicina, si trovò inevitabilmente avvantaggiato, dalla prima, nell’affrontare con un approccio totalmente nuovo e inusuale i problemi della seconda. Specializzato in Medicina dello Sport, laurea Honoris Causa in Medicina Quantistica presso l’Università di Odessa, già Ricercatore presso l’Istituto di Tecnologie
Biomediche Avanzate del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), Spaggiari è stato Direttore Generale di numerose aziende ospedaliere lombarde. Autore di una vasta mole di articoli e volumi scientifici, fra cui un fondamentale trattato scritto in collaborazione con la moglie, la
Dott.ssa Caterina Tribbia, ad una intensa attività congressuale e didattica il Prof. Spaggiari ha affiancato e affianca una altrettanto importante vocazione divulgativa. Attualmente è Presidente della AMBB. Associazione il cui organo ufficiale, “Quantic Medicine”, nasce come supplemento periodico di “ND, Natura docet: la Natura insegna”, che si
onora della presenza del Prof. Spaggiari nel proprio Comitato scientifico.
Le domande sarebbero tantissime ma non mancheranno occasioni, nei prossimi mesi, per riprendere questa intervista.


Ci parli della Sua nuova Associazione L’acronimo la spiega in sintesi: A.M.B.B. (Associazione di Medicina integrata tra Biochimica e Biofisica) è un’associazione senza scopo di lucro nata per contribuire al progresso
dell’integrazione in ambito medico del modello biochimico e del modello biofisico, in termini che vanno ben al di là della pura indagine
scientifica, per realizzare percorsi di prevenzione, diagnosi e terapia nei
diversi settori di applicazione.
Anche attraverso iniziative finalizzate alla diffusione della
conoscenza medica integrata tra Biofisica e Biochimica
(eventi culturali, formativi, congressuali), in cooperazione con Strutture sanitarie, Enti di Ricerca, Università.

Biochimica e Biofisica integrate: può approfondire?
La moderna Biologia molecolare ritiene che ogni evento biologico dell’organismo vivente, uomo compreso, derivi da reazioni chimiche tra molecole selezionate in grado di incontrarsi secondo specifici codici di
riconoscimento (il codice genetico è l’esempio più noto). Le reazioni chimiche avvengono in sequenza, ordinate secondo spazio e tempo,
in tempi brevissimi, sotto “regia” enzimatica; avendo un corto raggio di azione, richiedono distanza molto ravvicinata fra le molecole selezionate; l’interazione non potrebbe avvenire se dovesse sottostare all’incontro casuale delle molecole con il proprio recettore molecole e a
una serie di prove ed errori di accoppiamento.

Deve quindi necessariamente esistere un agente fisico capace di coprire vaste regioni spaziali, di riconoscere al loro interno molecole specifiche consentendo che, partendo da distanze dell’ordine di decine di Angstrom, arrivino “a colpo sicuro” nel luogo giusto
al momento giusto per l’incontro ravvicinato di tipo chimico:
il candidato unico per questo ruolo è il campo elettromagnetico, che può interagire con le molecole tramite codici di frequenza elettromagnetica e operare a grandi distanze con la
velocità della luce. L’esistenza di codici di riconoscimento tra
molecole implica necessariamente l’esistenza di un “livello
elettromagnetico” della materia vivente, che dialoga quello chimico, assicurando che il “traffico molecolare” sia ordinato.


Cambia anche il concetto di malattia?
Certamente: la patologia, che appare come prima istanza un’anomalia della struttura molecolare del corpo, rimanda, in seconda istanza, ad un disturbo della rete elettromagnetica di controllo del traffico molecolare: la Medicina quantica interviene sul livello elettromagnetico, rimuovendo il disturbo che sconvolge il “traffico molecolare”, diventa uno strumento di terapia e regolazione non certo farmacologica, ma pur sempre profondamente medica.

Anche il DNA viene visto sotto una luce
nuova?

Assolutamente sì. Il nastro biochimico dell’acido desossiribonucleico è raggomitolato in ogni nucleo cellulare occupando un volume pari ad un miliardesimo di centimetro cubo; è lungo circa 2 metri ed è costituito
dalla successione di miliardi di molecole che formano una sequenza di messaggi biochimici, i geni, che, in numero di circa 120.000, sono i portatori delle informazioni base di ogni cellula. Poiché l’organismo umano possiede in tutto circa 10 bilioni di cellule, il DNA di ognuno di noi si potrebbe allineare formando un filamento molecolare lungo circa 10 miliardi di Km., vale a dire all’incirca il diametro del nostro sistema
planetario… Bene, il DNA della cellula costituisce il supporto
biochimico della vita cellulare, ma non solo:
può essere assimilato ad un condensatore elettrico le cui armature sono costituite dalle catene di molecole disposte fra loro parallelamente con struttura elicoidale ed il mezzo dielettrico
è costituito da acqua contenente atomi di vari
elementi quali carbonio, azoto, ossigeno, zolfo,
fosforo. La catena elicoidale del DNA può essere paragonata ad un solenoide il cui campo magnetico è dell’ordine del centomiliardesimo
di Gauss. Cosa significa tutto ciò? Significa che il DNA ha tutte le caratteristiche di un circuito oscillante e come tale può ricevere e trasmettere onde elettromagnetiche e quindi informazioni.
Che tipo di informazioni?
Si tratta di informazioni “frequenziali”, che
vengono trasformate dal DNA in codice biochimico per essere trasmesse ad altre cellule, anche distanti, anche in altri organi. Il gruppo di ricerca del Collega tedesco Fritz Popp, scomparso nel 2018, utilizzando una particolare apparecchiatura, basata sull’impiego di fotomoltiplicatori, svolse fondamentali ricerche sui “biofotoni” che hanno dato risultati estremamente interessanti. Popp dedicò i suoi studi soprattutto a verificare l’ipotesi per cui le cellule comunicano fra di loro mediante energia luminosa, biofotoni, appunto, e solo sussidiariamente con reazioni biochimiche

Biofotoni: può dirci qualcosa di più?
L’esperimento di Popp consisteva nel porre culture cellulari in due diversi contenitori di vetro collocati all’interno di un fotomoltiplicatore, all’interno cioè di una apparecchiatura in grado di rilevare una luminescenza ultradebole, pari alla luce di una candela posta
a 20 Km di distanza. Bene, Fritz Popp, scoprì che modifiche nella emissione di biofotoni da parte dell’organismo sono correlate a
svariate patologie, compreso il cancro: infatti sostanze cancerogene possono essere identificate proprio
attraverso la loro capacità di modificare le emissioni
di biofotoni, alterandone la “coerenza” dei quanti luminosi. Secondo Popp ogni patologia deriva dalla perdita di “luce coerente”, che
viene ad assumere un preciso significato di indice di vitalità individuale. Secondo Popp il numero di fotoni emessi da un essere vivente appare in qualche modo correlato anche alla posizione nella scala evolutiva: più complesso è l’organismo, minore risulterebbe l’ emissione biofotonica, con frequenza che si avvicinano a quelle (animali e piante: mediamente 100 fotoni per centimetro quadrato al secondo, con lunghezza d’onda compresa fra 200 e 800 nm, contro i 10 al secondo per centimetro quadrato, principalmente nell’ambito dello spettro visibile o dell’infrarosso lontano, da parte dell’uomo).
Quali argomenti tratterà la nuova rivista?
I più svariati: biorisonanza diagnostica e
terapeutica e relative strumentazioni, bioelettromagnetismo, geopatie, inquinamento elettromagnetico, implicazioni mediche della
“memoria dell’acqua” (struttura dell’acqua,
domini di coerenza e nuova Idroterapia), Termalismo in una luce assolutamente innovativa, ioniterapia, terapie transdermiche, interazioni
fra campi E.L.F. (Extremely Low Frequency)
e strutture viventi, virus, immunità e frequenze, fibre tessili terapeutiche, ossigeno-ozonoterapia, Medicina di terreno e tanto altro ancora.

di Massimo Enrico Radaelli
Direttore scientifico
di ND

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