Le piante comunicano e amano.

Il professor, Dr. Gustav Theodor Fechner, Groß Särchen, 19 aprile 1801 – Lipsia, 18 novembre 1887 è stato uno psicologo e statistico tedesco, fondatore della psicofisica. Nel 1860 ritenne di aver individuato un’equazione in grado di quantificare esattamente il rapporto tra stimolo fisico e sensazione (rapporto tra anima e materia), detta “formula di Fechner”.

Docente di fisica all’Università di Lipsia, con lo pseudonimo “Dr. Mises” nel 1825 pubblicò il singolare saggio Vergleichende Anatomie der Engel (Anatomia comparata degli angeli)

Era ritenuto da molti uno sciocco quando nel 1848 suggerì che le persone avrebbero dovuto parlare con le loro piante al fine di aiutarle a crescere meglio e felici, infatti, Gustav Theodor Fechner, fisico e filosofo, contesta audacemente la rigida gerarchia che colloca gli esseri viventi – uomini animali e piante – su una scala discendente, dai superiori agli inferiori, ponendo questi ultimi al servizio dei primi: «Perché non ci dovrebbero essere, oltre le anime che camminano, gridano, mangiano, anche anime che silenziosamente fioriscono e spandono odori?».


Muovendo dalla concezione panpsichista dell’universale animazione della natura, Fechner procede attraverso osservazioni scientifiche, confutazioni logiche e, all’occasione, provocazioni: in fondo anche «le piante si nutrono degli uomini e degli animali», ovvero dell’anidride carbonica prodotta dai polmoni e degli effetti della decomposizione.

Ma il suo intento non è sovvertire, bensì ricondurre a unità. Acquistano allora sommo valore l’analogia, la poesia come strumento di conoscenza, come «natura che si fa strada attraverso le idee di cui l’istruzione ci ha artificialmente imbevuti».


Il titolo del suo splendido libro e’ Nanna (Soul-vita delle piante.), dove la profondità speculativa, la preveggenza scientifica, la nitidezza del libro, non potrà non farci riconoscere in Fechner uno dei più grandi tra quei filosofi romantici della natura che avrebbero avuto una decisiva influenza, per esempio su Jung.
Oggi ci domandiamo ancora se le piante comunicano anche utilizzando la telepatia.
Comunque sia e’ una domanda interessante ed è stata sollevata questa volta da una recente ricerca pubblicata sulla rivista australiana “BMC Ecology”, suggerendo che le piante sembrano reagire a lievi rumori – generati all’interno della cellula – per parlare con l’altre.


E che cosa significa questo per gli esseri umani


Lo scienziato Dean Radin, ha suggerito che la meccanica quantistica sta fornendo una spiegazione di come funziona la telepatia. Forse scavare più a fondo il modo in cui altri organismi comunicano ci aiuterà anche a risolvere il mistero della telepatia tra gli esseri umani.

Le piante comunicano attraverso le onde sonore

Dopo aver osservato come le piante influenzano la crescita reciproca, Monica Gagliano e Michael Renton dalla University of Western Australia ha proposto che le piante comunicano attraverso onde sonore (non udibile per l’uomo) o oscillazioni nanomeccaniche, che sono appunto nel regno della meccanica quantistica.
Oscillazioni nanomeccaniche sono vibrazioni sulla più piccola scala atomica o molecolare.
I ricercatori hanno notato che i semi di peperoncino ( Capsicum annuum ) sono cresciuti meglio in un contenitore chiuso in presenza di basilico ( Ocimum basilicum ), ma sono stati ostacolati dalla presenza di finocchio ( Foeniculum vulgare) , il che suggerisce che l’ambiente di crescita ha avuto meno effetto sullo sviluppo dal modo in cui i semi interagiscono tra loro.

Gagliano e Renton hanno affermato che “la germinazione dei semi è stato positivamente rafforzata dalla presenza di un vicino ‘buono’, anche quando le note modalità di segnalazione sono stati bloccati, il che indica che i segnali luminosi, tattili o chimici non possono essere indispensabili per le diverse specie di piante a percepire ogni altro presenza. ”

Gagliano aveva già pubblicato i risultati con le di radici di mais che producono ticchettii nel rango 220-Hertz.
L’articolo è apparso in “Trends in Plant Science”.

Ha anche scoperto che, quando sono sospese in acqua, le radici di mais tendono a inclinarsi verso vibrazioni della stessa gamma di frequenze.


Le piante comunicano tra loro attraverso le vibrazioni.

La meccanica quantistica ci insegna che la Terra è un mare di vibrazioni. Gli esseri umani e gli animali rispondono a diverse frequenze.
Anche i batteri possono segnalare uno al altro con le vibrazioni.
Nel 2011, i ricercatori Allan Widom e colleghi della Northeastern University di Boston pubblicato i risultati mostrano che i batteri unicellulari come E-Coli possono comunicare tra loro utilizzando onde radio. Hanno calcolato che le frequenze di transizione tra questi livelli di energia corrispondono ai segnali di trasmissione radio a 0,5, 1 e 1,5 kilohertz, stesse frequenze come quelli utilizzati nelle trasmissioni radio AM e FM.
I ricercatori hanno anche scoperto che i batteri possono comunicare utilizzando un linguaggio chimico chiamato “quorum sensing”, vediamo che cosa e’.


Il quorum sensing è un sistema di regolazione trascrizionale dipendente dalla densità cellulare, ovvero un meccanismo che molte cellule batteriche della stessa specie utilizzano per comunicare tra di loro.
Meccanismi di quorum sensing sono stati individuati nella quasi totalità dei batteri sia gram-negativi che gram-positivi.
Il sistema è composto da due elementi: la molecola segnale (solitamente un omoserina lattone acilato per i batteri gram-negativi, un oligopeptide per i gram-positivi) e l’attivatore trascrizionale.
La molecola segnale è un induttore che diffonde all’esterno della cellula originaria, e può così entrare nel citoplasma di altre cellule adiacenti.

Se la concentrazione di molecola segnale all’interno di cellule della popolazione batterica è alta, questa molecola si legherà all’attivatore trascrizionale, che a sua volta attiverà o reprimerà una serie di geni, determinando l’attivazione o lo spegnimento di vie metaboliche o processi cellulari specifici.
L’idea che le piante comunicano non è del tutto nuova come ho gia’ detto.

Le persone hanno parlato con le piante da sempre.

Fitoterapia di nativi americani , per esempio, che si basa su una qualche forma di comunicazione con le piante.

il tutto si basa anche sulla capacità di un guaritore di comunicare con i fiori, alberi e piante chiedendo loro di rendere le loro proprietà curative nelle varie preparazioni.

Le piante possono anche reagire alla luce


La prima volta nel 1937 il professore austriaco Hans Molisch, descrive il termine allelopatia come un meccanismo biologico attraverso il quale un organismo produce sostanze chimiche che influenzano la crescita, la sopravvivenza e la riproduzione di un altro organismo.
Sostanze chimiche rilasciate nel suolo o nell’aria da radici o foglie che possono avvisare gli altri alberi che e’ in atto una minaccia in modo che gli altri possano accelerare la produzione di difese chimiche.
Allelopatia si trova non solo tra le piante, ma anche tra i batteri e funghi.
Università di Bielefeld Prof. Dr. Olaf Kruse e il suo team ha pubblicato, lo scorso anno, in “Nature Communications” che le alghe verdi possono trarre energia dalla fotosintesi di altre piante.
Se questo tipo di comunicazione attraverso la luce, sostanze chimiche o onde sonore non può essere chiamato telepatia, uno stimolo alll’immaginazione di chi crede che siamo tutti collegati più o meno allo stesso modo come in un cervello planetario.


Nel pianeta Terra, come ora sappiamo, intere foreste sono infatti collegati da reti di funghi sotterranee ( micorrize ). E possible immaginare che le piante utilizzino i segnali acustici per la trasmissione di informazioni tramite questo sito.

Penso che il risultato di questi esperimenti con le piante confermino che gli esseri umani possono condividere una qualche forma di energia con loro che ci permette una interconnessione che ancora non siamo riusciti a comprendere pienamente.


LE PIANTE HANNO MEMORIA E POSSIEDONO ABILITA’ EXTRASENSORIALI

Recentemente un gruppo di botanici dell’Istituto del Nebraska ha condotto una serie di esperimenti attraverso i quali hanno scoperto che le piante sono in grado di memorizzare informazioni
Esse hanno mostrato peculiarità nella memoria di lavoro, indirizzando il loro sviluppo evolutivo, per esempio, nei periodi di scarse piogge simulano gli effetti che hanno prodotto durante i periodo di difficoltà (siccità), e sono in grado di attuare alcune misure che renderanno meno il loro stato di vulnerabilità per l’ambiente stesso.
Scienziati confermano che le piante hanno una memoria evolutiva e possieodono abilità extrasensoriali. Il tutto è stato testato dopo una serie di esperimenti botanici su Arabidopsis thaliana, presso il Nebraska Institute
Infatti il gruppo di botanici dell’Istituto ha condotto una serie di esperimenti attraverso i quali ha scoperto che le piante sono in grado di memorizzare informazioni.

REAZIONI CHE RICORDANO L’EFFETTO BACKSTER

È il 1966 quando Cleve Backster, un tecnico dell’ F.B.I. addetto alla messa a punto ed all’impiego del poligrafo ( o lie detector- macchina della verità) scoprì casualmente che la pianta di dracena che aveva in ufficio reagiva quasi”emotivamente” a ciò che accadeva attorno ad essa.

La scoperta: Backster un giorno ebbe l’idea  di misurare la variazione di conducibilità elettrica delle foglie della pianta per effetto dell’innaffiamento. Quindi bagnò il terreno del vaso e poco dopo effettuò una misurazione. Egli si aspettava un aumento della conducibilità elettrica delle foglie della pianta di dracena ed invece il valore di tale parametro diminuì così come accade di solito in un essere umano che prova una lieve emozione. Il lie detector registra i cambiamenti della conduttività elettrica della pelle: un basso livello di conduttività elettrica indica uno stato di calma, una attività più intensa ( EDA ) indica stress, segnale che il sistema nervoso simpatico è in allerta e aumenta l’attività delle ghiandole del sudore. Gli elettrodi del poligrafo applicati alle foglie della dracena avrebbero dovuto registrare quindi un abbassamento di resistenza dovuto alla risalita dell’acqua.

piante 5
Cleve Backster ncon la sua apparecchiatura. Alle spalle una pianta del suo ufficio  usata per gli esperimenti

Non accadde nulla di tutto ciò: il tracciato anzi iniziò a puntare verso il basso. Backster provò a suscitare una qualche reazione nella pianta, immergendo una foglia nel caffè, ma il tracciato continuò a puntare verso il basso, come se la pianta fosse… annoiata.

Ma quando Backster pensò di bruciare una foglia, il pennino del registratore schizzò verso l’alto. La pianta aveva percepito il pensiero di Backster. Non solo, aveva percepito l’intenzione e aveva reagito con quella che si può definire una reazione di terrore. Nell’anno e mezzo che seguì, Cleve Backster e il suo collega Bob Henson replicarono l’esperimento iniziale e monitorarono regolarmente le reazione delle piante all’ambiente, scoprendo molte e diverse particolarità, con implicazioni ancora più sorprendenti. Dopo questo ed altri esperimenti, Backster ed i suoi collaboratori, si convinsero che le piante hanno una specie di percezione extrasensoriale (definita percezione primaria), così profonda da coinvolgerne i tessuti e persino le cellule.

assassino pianta
Un’immagine dell’esperimento dell’”assassinio” della pianta

Un loro esperimento, alquanto drammatico, fu l”assassinio di una pianta”, ad opera di una persona scelta a caso in un gruppo di sei. Il soggetto fu lasciato solo con due piante similari, una di queste doveva essere distrutta completamente. Compiuto lo scempio furono introdotte nella stanza le sei persone, una dopo l’altra; tra esse si trovava l’”assassino”. In presenza di cinque di loro la pianta rimasta in vita restò completamente indifferente, ma quando arrivò l’”assassino” mostrò una reazione notevole che venne correlata ad una grande paura. Con questo ed altri esperimenti si arrivo alla conclusione che anche le piante hanno memoria.

Le piante risentono anche dell’effetto della concentrazione intenzionale e della preghiera. Con un test eseguito in laboratorio il 4 gennaio 1967, l’ingegnere chimico dr. Robert Miller ha stabilito che una preghiera efficace può aumentare la velocità di crescita di una pianta di ben otto volte. È stato così accertato che le piante sviluppano un certo rapporto con l’ambiente e soprattutto con le persone che le accudiscono.

Con altri esperimenti, in cui le piante venivano chiuse in una gabbia metallica, si è provato che tale isolamento non impedisce la percezione primaria. Pertanto questo tipo di “collegamento” non sembra di natura elettromagnetica ed assomiglia molto simile ai fenomeni che vanno sotto il nome di telepatia e chiaroveggenza.

Sulla scia di questi esperimenti è possibile arguire che vi sia un sistema informativo, non fisico, presente in tutta la natura fino agli esseri unicellulari, e che tale sistema sia influenzabile dai pensieri e dalle emozioni.

Forse è il caso di rivedere la nostra visione di ciò che ci circonda, e accettare che il fatto che l’Universo non è ciò che ” conosciamo” o crediamo di conoscere. In realtà viviamo in in una specie di gabbia, costituita dalle forme-pensiero frutto delle nostre abituali attività mentali; una “gabbia” costituita da idee cristallizzate, pregiudizi e preconcetti, che ci impediscono di vedere le cose nella loro giusta luce, portandoci ad interpretare ciò che vediamo e sentiamo in modo del tutto personale. Le piante sono solo un altro esempio di quanto siamo collegati con l’esterno e quanto frequenze, suoni, pensiero, vibrazioni ci “uniscano” e ci colleghino l’un l’altro.

Siamo tutt’uno con l’Universo “iniziamo a prenderne consapevolezza”.


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